Paolino
Di solito non ho particolare simpatia per il mestiere di guida alpina e per chi lo esercita. Probabilmente la cosa è dovuta ad una immarcescibile invidia per quelli che riescono a vivere gran parte della loro vita all’aria aperta, per di più in un ambiente stupendo come quello della montagna. O forse è dovuto al fatto che mi riesce difficile accettare che si possa percepire un compenso per fare qualcosa di così bello, tanto che mi viene da pensare: ‘Ma come, sei così fortunato e vuoi anche essere pagato?’. Poi penso che di qualche cosa si debba pur vivere e allora meglio lucrare sulla propria e altrui passione che andare a rubare.
Lo stereotipo della guida alpina, l’immagine che per lo più se ne ha in mente, è quella di un valligiano trentino o valdostano, dall’accento tedesco o patois, poco incline alla chiacchiera e dal carattere aspro e duro come le montagne su cui vive. Paolino invece è nato nella terra di Francesco Guccini, fra la via Emilia e il west come direbbe il cantautore, e dei suoi natali conserva soprattutto due cose: quell’accento nella lingua parlata che fa venire in mente i tortellini più che le vette alpine e un carattere estremamente allegro e disincantato, solare quanto può esserlo quello di ragazzo che fatta sega a scuola si accorge di avere davanti a sé tutta la giornata per combinarne chissà quante. Ecco, sono convinto che a Paolino il mestiere di guida alpina abbia dato soprattutto questo: la consapevolezza di essere riuscito, almeno per il momento, a fregare la vita. Le responsabilità e i problemi ci sono e ci saranno, ma per il momento inutile stare a fasciarsi la testa: quando arriveranno ci si penserà e allora meglio godersi, subito, una bella discesa in sci e una stupenda giornata in montagna con gli amici. Così è durante questo viaggio alle Svalbard: non fa in tempo a concludere la prima serie di curve da una vetta fino al campo che, individuata una nuova linea da scendere, ha già rimontato le pelli di foca sotto i suoi sci ed è ripartito. Questo per due, tre, quattro, cinque volte, tanto qui il sole non cala mai e la neve è sempre buona e allora l’ultima gita può anche iniziare all’una di questa notte senza buio. In ogni caso, poi bastano poche ore di sonno per essere sicuro di cominciare la giornata successiva con quel sorriso sulle labbra proprio di chi sa di avere una grande fortuna a fare questa vita…
SVALBARD (7)
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