Il Grande Nord…
Al giorno d’oggi, arrivare ai confini del mondo, a qualche centinaia di chilometri dalla banchisa del Polo Nord, non è difficile. Basta prendere un volo (magari Low Cost) fino a Oslo e con un secondo volo della SAS si arriva in giornata a Longyearbien, il capoluogo delle isole Svalbard. Meno di 12 ore per un viaggio che in altri tempi avrebbe impegnato settimane se non mesi. Pensare alla durata dei viaggi degli esploratori artici serve a dare la misura di quanto sia cambiato il mondo. L’avvicinamento al luogo di partenza era solo una piccola parte di un viaggio che sarebbe durato diversi mesi se non anni. Il ritorno poi era tutt’altro che scontato quando la cosa più facile era incorrere nel rischio di rimanere bloccati nei ghiacci nella notte artica. Le provviste venivano calcolate di conseguenza, con casse e casse cariche di cioccolata, gallette e pemmican (un composto di carne secca polverizzata, frutti dei boschi e grasso. Chi volesse provarlo sappia che viene ancora commercializzato in America e Canada. Uno dei principali marchi che lo produce è la Beef Jerky).
L’aereoporto di Longyearbien è costituito da una lunga striscia di asfalto cosparso di graniglia e sale (per prevenire il formarsi del ghiaccio) e di un grande capannone in cui si svolgono contemporaneamente tutte le attività di uno scalo aeroportuale. Nella piccola sala adibita a ritiro dei bagagli, un piccolo nastro trasportatore scarica sacche e valigie mentre in una teca di plexiglass troneggia il primo orso bianco che vediamo: un esemplare alto circa un metro e mezzo e lungo poco di più. Sembra a tutti gigantesco. “Immagina cosa voglia dire trovarsi davanti un’animale del genere…” mormora qualcuno. Il guaio è che, come scopriremo solo più avanti, quello che abbiamo davanti è l’equivalente di un cucciolo: un esemplare adulto può arrivare infatti a pesare anche i 600 kg (ma sono conosciuti animali anche di 800 Kg) e sfiorare i tre metri e mezzo in posizione eretta.
Le Svalbard hanno pochissimi abitanti residenziali, circa 2500. La popolazione degli orsi bianchi è stimata invece in oltre 5000 individui. I centri abitati sono quindi piccole enclavi, in cui gli esseri umani costituiscono degli estranei (alquanto invadenti a dire il vero) in un territorio tutto sommato ancora ostile. Per questo è buona abitudine circolare armati fin dalle periferie di queste cittadine. L’ultimo caso di uccisione di un essere umano da parte di un orso risale infatti a pochi anni fa: si trattava di una ragazza americana, spintasi da sola e disarmata su una delle colline che circondano l’abitato di Longyerabien. Questa è anche la ragione per cui, durante tutta la durata della nostra traversata in sci, saremo seguiti, o per meglio dire tampinati pedissequamente per la nostra protezione, da tre norvegesi armati di fucile e pistola. La stessa ragione che ci imporrà di formare turni di guardia “all’orso” in tutti i campi che faremo sui ghiacci…
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