ALBERTO SCIAMPLICOTTI
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CESARE MAESTRI

E’ delle settimane appena passate la polemica sulla schiodatura della “via del Compressore” al Cerro Torre da parte di due alpinisti statunitensi. Qualche giorno fa, in una assemblea pubblica svoltasi a El Chalten, la comunità locale si è schierata praticamente compatta contro questa azione. D’altra parte, diversi siti web anglosassoni e riviste prestigiose di alpinismo - come Vertical, un nutrito gruppo di alpinisti famosi - firmatari invece di un documento - hanno accolto favorevolmente quanto fatto dai due Yankee. Le polemiche intorno a Maestri e al suo operato in montagna - sulle Dolomiti come in Patagonia - hanno fatto da sempre parte del suo essere. Spesso è sembrato cercarle queste polemiche, da spirito orgoglioso e intransigente quale è stato e quale è. Così, al di là del giudizio personale su questa vicenda, è sembrato giusto riproporre una intervista che avevo realizzato - oramai 15 anni fa - per un periodico della Sezione del Cai di Frascati. Il tema era quello della letteratura di montagna e Maestri, che ha al suo attivo diversi libri e addirittura un Premio Bancarella al suo attivo, si era prestato di buon grado a rispondere a quelle domande. Rileggere quelle righe oggi credo possa servire a scoprire quello che c’è dietro l’uomo pubblico, l’alpinista orgoglioso e testardo e che, nonostante i tanti anni passati, si ritrova ancora ad essere al centro di polemiche. Perché, come scrivevo nelle note iniziali di quelle Pagine di Montagna, “aldilà del valore di quest’intervista, resta ora la soddisfazione per aver conosciuto un uomo che nonostante i successi ottenuti nella sua vita avventurosa è di una umiltà disarmante e riesce ancora a mettersi in discussione. E questo non è poco.



Andiamo per ordine Signor Maestri...


Allora comincia a darmi del tu!


Grazie. Oltre a essere uno dei più famosi alpinisti italiani, sei stato anche un ottimo scrittore. Quanti libri hai scritto?


Sei, di cui due di tecnica alpinistica. Gli altri quattro sono i narrazione. Storie, raccontate in prima persona, delle mie arrampicate e della mia vita. Il primo libro che ho pubblicato, nel 1954, è stato “Lo Spigolo dell’Infinito”, seguito anni dopo da “Arrampicare è il Mio Mestiere” che andò molto bene e raggiunse una decina di ristampe. Poi seguì il manuale di tenica “Scuola di Roccia” e, scritto a quattro mani con mia moglie, “Duemila Metri della Nostra Vita” che vinse nel 1974 il Premio Bancarella. A questi seguirono “Il Ragno delle Dolomiti”, per una collana edita dalla Rizzoli e curata da Fogar, un altro manuale tecnico, e infine “E Se La Vita Continua”, l’ultimo lavoro, uscito nel 1996 per i tipi della casa editrice Baldini e Castoldi.


Come hai iniziato a scrivere? Qual’è stata la spinta che ti ha portato a prendere in mano la penna per cercare di trasmettere delle emozioni?


Da ragazzo, venendo da una famiglia di artisti - mio padre, mia madre e mia sorella erano attori - le letture di casa erano commedie e drammi più che giornalini. Certo, mi piacevano Mandrake, Cino e Franco o L’Uomo Mascherato, ma leggevo soprattutto quei testi che i miei avevano o avrebbero recitato. Sono sempre stato portato a scrivere: avevo iniziato così da ragazzo a comporre poesie. Le horilette più tardi, in età adulta, e mi sono sembrate ancora abbastanza belle. Mi era stato chiesto se volevo pubblicarle, ma ho detto di no: era roba troppo intimista, insomma.


Cosa mi dici del primo libro?


Scriverlo è stato abbastanza facile. Ancora adesso ogni tanto rileggo volentieri “Lo Spigolo Infinito”. Sì, è puerile, ma ha uno stile pulito anche se con tanti errori. Sono un autodidatta, quindi ancora adesso cerco di sentire la musicalità di quello che scrivo. Una cosa a cui tengo è che tutti i libri che mi sono stati pubblicati non sono stati toccati nella forma, ma solamente corretti grammaticalmente. Di recente mi è stato fatto notare che quando parlo di cose che hanno lasciato in me un profondo senso del ricordo scrivo al passato remoto. Quando invece parlo di altre cose scrivo con i verbi all’imperfetto.





(SEGUE)

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