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BIO

TRAVEL

 
  1. -SPIRITO LIBERO

Franco Perlotto

Ed. AlpineStudio - 2016

Franco Perlotto è stato uno dei più importanti alpinisti italiani in quegli anni che segnarono il passaggio dalla pratica tradizionale all’arrampicata moderna. Un personaggio che al di là delle grandi capacità tecniche e umane, era soprattutto animato da una incredibile cuoriosità verso ogni dimensione del  mondo, non solo quella verticale. Un aspetto che lo differenziò alla lunga da tanti della sua generazione e che lo pose un passo avanti nella visione dell’uomo arrampicante. Un modo di vedere la montagna e l’alpinismo che ho sempre trovato prossimo a quello di un altro grande della montagna, Walter Bonatti. Franco Perlotto fu un esploratore a tutto tondo proprio come lui, un cercatore di emozioni vissute sulle pareti ma anche attraverso il contatto con quegli uomini incontrati lungo le sue pellegrinazioni, fossero sulle Alpi, in Norvegia, a Yosemite, nei deserti africani, in Amazonia, in Papua Nuova Guinea. Viaggi in cui l’atto dell’arrampicata era sì al centro dell’andare, ma che di certo non poteva essere assolutamente disgiunto da tutto quello che lo circondava, ambiente, esperienze, uomini. La scrittura di questo lavoro è sempre di ottimo livello, come Perlotto ha abituato i lettori dei suoi diversi lavori. Questa volta ho avuto l’impressione che, soprattutto in alcuni capitoli, ci sia stato però uno slancio creativo ed emozionale superiore. E’ una lettura che procede veloce, ben calibrata, forte nelle emozioni che riesce a trasmettere, ma che ha anche dei poderosi balzi in alto quando l’autore si sofferma sulle considerazioni più intime del suo animo. La vita di Franco Perlotto, le sue ascensioni, le sue salite in solitaria, le sue esplorazioni, i suoi viaggi sono così innumerevoli che l’autore ha dovuto necessariamente fare una scelta su quali raccontare. Così, se qualcosa si può imputare a questo libro è forse l’essere troppo breve (personalmente avrei voluto leggere di più sui vagabondaggi in america in compagnia di Reinhard Karl), e di lasciare il lettore con la curiosità di saper altro, sulle salite, suoi viaggi, certo, ma anche sui compagni di vita oltre che di parete. Un aspetto forse glissato sulla spinta di quella riservatezza e correttezza  che hanno sempre contraddistinto questo personaggio dell’alpinismo.