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ALBERTO SCIAMPLICOTTI
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GIOCHI DI SCRITTURA E MONTAGNE

Ivo Ferrari


DUE BERGAMASCHI IN AMERICA

… non ce la faccio più! Ho talmente tanta sete che berrei anche il mio piscio … magari zuccherato!!!

Sono quattro giorni che siamo “attaccati” su questa parete, quattro giorni a tirare su il saccone, mettere friend e rovinarci le dita

“Artificiale” sì, va di moda ci hanno detto e noi, biglietto di lusso e via in Yosemite …

Che fosse una giornata di fuoco, l’ho capito quando Silvy dopo più di due ore è ritornato alla sosta con un nulla di fatto! “mi sono quasi riempito i pantaloni dalla paura su per di la! Io non ci provo più!!”

Che fare, ci siamo guardati, ma non c’era nessuno all’infuori di noi, sperduti, alti da terra, cotti dal sole e dalla fatica, che fare se non provare …

Mi carico all’inverosimile di tutta l’attrezzatura che disponiamo e parto, i primi dieci metri sono facilitati dal materiale lasciato dal Compagno e poi …. Mi sono riempito io, frend, lametta, dado, frend, lametta, dado , cosi per altri metri fino ad un’ infida fessura fuori misura, dove né t’incastri, né t’infili dentro, da scalare in libera senza potere proteggerti … I pantaloni comprati per l’occasione mi stanno abbandonando, ogni centimetro di roccia guadagnato è un centimetro di stoffa in meno … le ore passano, cosa darei per essere fuori da questi “benedetti” 45 metri che mi separano da un’ ottima sosta a spit(legalizziamo lo spit) cosa darei che non ho niente da dare!

Mi sento scivolare piano verso il basso, gonfio a dismisura il mio piccolo torace che si incastra nella bastarda fessura, come fossi un cuneo di legno, i piedi si staccano e penzolano sotto di me, ma è un buon segno, se fossero sopra, sarei caduto! Dopo attimi di paura vera, ricomincio a salire quando a pochi metri dalla sosta, su un ottimo terrazzino due simpatici ragazzotti americani mi stanno osservando. Sono salvo, ora sicuramente mi lanceranno uno spezzone di corda cosi annullerò il rischio caduta.

Sicuramente un paio di palle! Gentilmente guardandoli con occhi terrorizzati dico loro di lanciarmi giù la corda, ma NON so una parola d’inglese e quelli si mettono a ridere … sudo freddo, sono al limite, disidratato e con gli avambracci pronti a scoppiare, “amici” grido “corda, forza che son cotto”.

Ridono , ridono da matti!

Al limite della caduta, parecchio lontano dall’ultima protezione, il mio geniale cervello crea il piano B, si quello che si usa se il piano A non funziona, quello di riserva, quello che ti porti sempre dietro, nascosto in un angolo e pronto ad uscire nei momenti di bisogno.

PIANO B …. AZIONE!!!

Guardo i due allegroni sopra di me e … una raffica di bestemmie esce dalla mia bocca, bestemmie di ogni genere, educate e no! BINGO! La raffica ha centrato il bersaglio, la corda arriva prontamente a tirarmi fuori dai pasticci, che Bravi questi Americani, gente colta … ALTRO BIVACCO, ultima notte, noi due e gli americani, non ce molto da dire ai miei “salvatori” soltanto un infinità di parolacce .. la notte passa e il giorno ritorna portandoci in cima, cinque giorni di parete ed un sesto seduto al bar!!

W l’America, gli americani, le americane, le pizze dumbo, e la lingua universale delle parolacce!

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