Emilio Previtali
A BORDO STRADA
Sotto il sole d'agosto a bordo autostrada vedi un’auto ferma, é un auto stracarica di roba, una vecchia familiare blu con gli ammortizzatori sfondati, il portapacchi anche quello stracarico, le tendine di Hello Kitty sui finestrini, c'è una signora in piedi vicina alla macchina - è una suocera, si capisce benissimo - e appena avanti qualche metro c'è una ragazza, una mamma che tiene una bimba piccola a culo nudo per aria, la tiene sospesa per le cosce sopra l'erba e le sta facendo fare pipì. Al volante della familiare c'è uno che potresti essere tu fra qualche anno, un tizio che sta seduto incassato nel sedile, intristito, con la barba lunga e spettinato, lo sguardo fisso in avanti oltre il parabrezza, la macchina è ferma con le quattro frecce e tu pensi: Io mai così cazzo, mai, e ridi, e scappi via dritto per l'autostrada.
Passano sette o otto estati e al posto di quei due sull'autostrada, al posto di quel tizio al volante e di quella mamma e di quell'auto posteggiata in una piazzola di emergenza adesso ci sei tu con un bambino che piange e che deve fare pipì e che tu, come hai visto fare a quella mamma quella volta, tieni sospeso per le cosce, tieni tuo figlio con il culo per aria sopra l'erba oltre il guardrail dell'autostrada, gli fai fare pipì. Sei sfinito, esausto, sudato e appiccicaticcio, torni da una vacanza da incubo in un posto da incubo, hai l'auto stracarica, il portapacchi stracarico e le tendine di Hello Kitty appese ai finestrini, anche tu; hai una suocera al seguito seduta sul sedile posteriore che si fa aria con il ventaglio e tua moglie che è seduta in macchina e ti aspetta sul sedile del passeggero, é incinta del secondo figlio. Pensi io non ce la faccio, non ce la posso fare, non ce la faró mai.
Fai fare pipì al bambino e quando ha finito lo scuoti come si scuote il bucato che sgocciola e poi lo riporti in macchina, lo sistemi nel seggiolino, il bambino piange ma non fa niente, lo allacci con le cinture, chiudi la portiera, fai il giro intorno alla macchina guardando le auto che passano sull’autostrada, sali e riparti come se fossi un automa, un robot. Tua moglie nel frattempo ha già messo nel lettore cd le canzoncine dello Zecchino d'Oro per calmare il bambino. Gli parla con un tono gentile e anche tua suocera parla, anzi lei quasi grida con una voce cantilenante e leggermente stridula. Cerchi di ignorarle quelle voci e quelle canzoni - tu le odi, le hai sempre odiate le canzoncine dello Zecchino d'Oro - cerchi di non sentirle e vai avanti. Avanti, avanti, avanti. Vai avanti. Domani inizierai a lavorare e in un certo senso paradossalmente provi un senso di quiete e di liberazione, provi una sensazione di felicità imminente. Domani sarai alla tua scrivania, al lavoro, da solo. Tranquillo.
Passano altri sette o otto anni ancora, tuo figlio é diventato grande ha quindici anni adesso e le gemelle hanno dodici anni ormai - il secondo che aspettavate erano due gemelle - viaggi in auto spaziosa con tutta la tua famiglia e si ride e si scherza e si ascolta la musica, si sta bene con l'aria condizionata, stai tornando a casa dopo qualche giorno di vacanza al mare. A bordo autostrada vedi da lontano un auto familiare ferma, stracarica di roba con gli ammortizzatori sfondati, con il portapacchi, le tendine di Hello Kitty, una suocera che si aggira lì intorno, c'é uno più giovane di te seduto al volante dell'auto, uno che potevi essere tu quindici anni fa, sembra intristito e rassegnato, la macchina è ferma con le quattro frecce lampeggianti tu stai passando, appena qualche metro più avanti - lo sapevi già - c'è una mamma che tiene una bimba piccola sospesa per le cosce, le sta facendo fare pipì, tu stai viaggiando a 140 km/h, stai guidando e vedi tutto questo succedere come in un film.
Sollevi il piede dall'acceleratore, rallenti. Continui a seguire la scena con lo sguardo dentro allo specchietto retrovisore, vedi quei tizi rimpicciolirsi nello specchietto retrovisore, l’auto sgangherata ferma con le quattro frecce e tua moglie ti chiede Che cosa c'é? tu rispondi Niente. Lei ti fissa ancora, senza capire, tu ripeti Niente.
Vorresti fermarti e accostare. Mettere la retro, tornare indietro nella corsia di emergenza fino a quell'auto, fermarti, aprire la portiera della tua auto e scendere, affrontare quel caldo d'agosto che ti investe sui piedi sulle gambe, sulle braccia e sulla faccia, avvicinarti al tipo che c'è dentro all'auto blu scassata, fargli segno con la mano di aprire la portiera e di scendere e quando lui è giù dalla macchina in piedi davanti a te e ti guarda con quello sguardo sconsolato e triste di uno che non capisce cosa sta succedendo abbracciarlo, stringerlo forte per un po', tenerlo lì stretto stretto e dirgli: tieni duro fratello, dai. Non mollare. Che poi passa.
Poi è bellissimo.