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Un Natale... Anticonformista!
Da qualche tempo in qua è di moda mostrarsi a tutti i costi anticonformisti. Sarà che più si è fuori dagli schemi, più ci si dimostra “out”, più si innalza lo stendardo del diverso a tutti i costi, più sembra di guadagnarne in affermazione del proprio essere. Quasi che la scoperta e la definizione della propria individualità debba necessariamente passare per il rifiuto di quanto pensato, creduto o professato dagli altri e che da questa negazione il nostro “io” possa così venire maggiormente considerato. Un modo di essere e di concepire le cose che mi fa venire in mente un mio amico. Si parlava con lui e con altri di musica, delle composizioni di un gruppo degli anni ’70 (in questo caso i Genesis) e di quanto avessero contato per la nostra personale formazione musicale, al punto di legare emozioni di quel periodo di giovinezza ad alcuni brani che risentiti al giorno d’oggi sapevano ancora riportare alla mente, a distanza di tempo, quelle emozioni provate. Il mio amico, durante questo discorso, ci guardava in silenzio e solo alla fine ha commentato: “Io non ascoltavo i Genesis da ragazzo, nemmeno Crosby, Stills, Nash & Young. Tutta roba che non mi piaceva perché l’ascoltavano tutti.” Ecco, non è che quella musica non gli piacesse per divergenze di gusto o perché all’epoca preferisse, che sò, la disco music. No, non gli piaceva perché tanti la trovavano di loro gradimento.
In questi giorni mi sembra di vivere circondato da molti anticonformisti di questo tipo. Frasi del tipo “Uffa, odio il Natale”, oppure “Vorrei addormentarmi a il 23 e svegliarmi dopo la befana” o anche “Per carità, non fatemi gli auguri”, “Questo periodo di buonismo non mi piace proprio” (e così via con tutte le varianti del caso) se ne sentono un minuto sì e l’altro pure, in una ostentazione dell’anticonformismo che mi sembra essere più che altro di facciata. Un voler prendere le distanza dagli altri, da questo periodo dell’anno, ma solo per sottolineare maggiormente il proprio essere “out” e quindi sopra e più degli altri.
Un po’ come quei nobili o alto borghese che per far notare il loro status ostentano la loro differenza di classe dalla “massa” degli altri.
Al di là di essere credente o meno, confesso a questo punto di amare il Natale in quanto tale. Amo la gioia innocente che leggo negli occhi dei mie bimbi e con la quale aspettano la mezzanotte del 24, amo la possibilità “forzata” di vedersi con parenti e amici, amo il clima particolare che si sente nelle strade, amo fare gli auguri ai vicini di casa (con i quali certe volte magari è difficile anche scambiare due parole nel resto dell’anno), amo scendere dal treno, uscire da un ascensore, timbrare il badge mentre esco da lavoro e fare gli auguri a sconosciuti o a colleghi e scoprire il loro volto aprirsi in un sorriso. Amo la speranza che si cela dietro tutto questo che possa esserci un mondo differente, un mondo migliore, un mondo più giusto. Amo pensare che, magari con difficoltà con piccoli sacrifici e tanti tentennamenti, anch’io possa contribuire a rendere la vita, mia e di quanti avrò la ventura di incrociare, un poco migliore. Amo tutto questo. Non lo so, forse sarà solo un’illusione. Eppure, non credo di poterne fare a meno. Senza la speranza, la vita del resto dell’anno non credo possa avere poi molto senso.
Auguri di Buon Natale.
martedì 24 dicembre 2013
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